…una piccola introduzione per un grande esempio di determinazione e costanza!
Siamo una normalissima famiglia di Milano composta ma mamma Claudia, papà Roberto, primogenita canina Fiore e secondogenita umana Gaia (2 anni e 4 mesi).
Non siamo una famiglia bilingue purtroppo e il più grande scoglio al bilinguismo nasce proprio dal fatto che nessuno di noi ha un alto livello di conoscenza della lingua inglese. Abbiamo comunque deciso di provare a dare il dono del bilinguismo a nostra figlia.
Quando e come avete iniziato questo percorso?
Fin dalla nascita di Gaia. Abbiamo iniziato ad inserire un po’ di inglese nella sua quotidianità di neonata, in un primo momento facendole ascoltare canzoncine e dicendole qualche frase o parola inerente al contesto nel quale ci trovavamo. Per poi più avanti, integrare con attività più strutturate (come giochi, libri, cartoni ecc) adatte all’età.
Che tipo di difficoltà avete incontrato, se ci sono state, tra voi marito e moglie, con i parenti, con gli amici, nella scelta del metodo o dell’approccio?
Fin da subito sono stata molto determinata nella decisione di intraprendere la strada del bilinguismo (ma questo è il mio carattere). Tra amici e parenti la decisione è stata accolta in maniera abbastanza neutra, nessuno ci ha messo i bastoni tra le ruote, ma nello stesso tempo nessuno (soprattutto all’inizio), ci ha dato un aiuto determinante. Diciamo che da quando i risultati sono stati evidenti a tutti, qualcuno è salito sul “carro dei vincitori”, dando qualche piccolo aiuto in più al progetto.
Ci sono state incertezze e/o momenti di smarrimento?
Come dicevo, purtroppo il nostro livello di inglese non è dei più alti, quindi ci è stato chiaro fin da subito che avremmo dovuto avvalerci di aiuti esterni e trovare sempre nuove situazioni in cui venire a contatto con la lingua a volte non è facile.
Credo fermamente che per avere successo in questo progetto, (a prescindere dal livello di inglese dei genitori), sia fondamentale trovare contesti diversi, esterni alla famiglia, nei quali il bambino possa venire a contatto con persone di lingua inglese.
Il vero momento di smarrimento è stato quando Gaia aveva circa 1 anno, dopo tanta fatica fatta per seguire questo percorso, io non vedevo risultati tangibili (come è normale che sia in un bambino di un anno) ed ho iniziato a chiedermi se fosse tutta fatica sprecata. Fortunatamente dopo poco sono riuscita a trovare un play group fantastico, che ci ha dato coraggio e nuovi stimoli e il metodo giusto per continuare. Infatti dopo poco i risultati attesi sono arrivati e da li è stato un crescendo!
Che tipo di materiali di supporto avete utilizzato?
Come accennavo ci aiutiamo molto con libri, cartoni animati, giochi interattivi, ecc fortunatamente esistono Amazon e YouTube che sono fonti fondamentali di materiale in lingua inglese a basso costo o gratuita. Anche la nostra biblioteca rionale ha un bello scaffale di libri per bambini in lingua inglese e DVD.
Emozionaci un po’ parlando delle vostre prime soddisfazioni!
Le prime soddisfazioni sono arrivate poco dopo l’anno di età, abbiamo iniziato a percepire che la sua comprensione della lingua era assolutamente sopra le nostre aspettative, la prima parola in inglese invece è arrivata poco dopo ed è stata “CAT”! Questo mi ha aperto il cuore e mi ha dato la forza di andare avanti in questo percorso faticoso ma bellissimo, perché finalmente avevamo la prova tangibile che il lavoro fatto stava portando i frutti sperati.
Ci sono stati, in questo vostro percorso degli ostacoli culturali?…parenti, amici, scuola etc…
Fortunatamente non abbiamo riscontrato enormi ostacoli, i famigliari all’inizio in alcuni casi ci guardavano un po’ come dei pazzi, ma si sono sempre tenuti neutrali. Le maestre del nido, forse abituate ad insegnare in un contesto multiculturale, non hanno fatto nessuna obiezione. Ogni tanto frasi del tipo “questa bambina parla meglio l’inglese dell’italiano” o “la bambina è italiana dovrebbe parlare italiano” arrivano, ma per quanto ci riguarda, lasciano il tempo che trovano.
Che tipo di reazione ha tua figlia verso la nuova lingua, verso questo approccio educativo?
Al momento Gaia accoglie tutto con naturalezza ed entusiasmo (ma questo è un po’ nel suo carattere). Devo dire però che è ancora piccola, leggendo esperienze di altre mamme che seguono la strada del bilinguismo, credo che il periodo del rifiuto arrivi più avanti, vedremo…se arriverà troveremo il modo giusto di affrontarlo.
Gaia sta portando avanti le due lingue in modo più o meno parallelo. Le prime parole in inglese sono arrivate quasi contemporaneamente a quelle in italiano e ad oggi vedo che il percorso procede in modo simile, diciamo che sull’italiano è un po’ più avanti ovviamente, ma per rendere l’idea, una proporzione potrebbe essere 60% italiano e 40% inglese. Le prime parole sono arrivate poco dopo l’anno, le prime semplici frasi invece verso i due anni.
La nostra lingua principale ovviamente è l’italiano, ma tutti i giorni ci ritagliamo dei momenti per parlare solo in inglese. A questo aggiungiamo la lettura della favola della buonanotte (che avviene sempre e solo in inglese) e varie attività tipo laboratori, play group, story telling ecc che occasionalmente troviamo in giro per la città.
Credo che la continuità sia il segreto del successo, anche poco ma tutti i giorni, la seconda lingua deve entrare nel quotidiano e nella normalità.
Quel è il comportamento linguistico di Gaia in questo momento? Quando è con voi che lingua parla? E quando ci sono altri italiani predilige l’italiano? Ha delle reticenze, dei timori?
Gaia al momento tende a mischiare un po’ le due lingue. Credo di aver capito che lei sceglie la parola più semplice e usa quella, ad esempio tra “gatto” e “cat” le dice sempre e solo “cat” perché è un suono più corto e secco. Quindi al momento, indipendentemente da chi sia l’interlocutore e dalla lingua che usa, lei risponde mischiando un le due lingue. Le comprende perfettamente entrambe (direi quasi allo stesso livello), non ha nessuna reticenza ad ascoltarla, a parlarla, o guardare cartoni nella lingua minoritaria.
Spesso si dice che i bambini bilingue iniziano a parlare dopo rispetto agli altri, nel mio caso posso dire che Gaia, forse non sarà tra i bambini più precoci nel parlare, ma è assolutamente in media e nei tempi previsi per la sua età (questo mi è stato confermato sia dalla pediatra che dalle maestre dell’asilo). Detto ciò anche se la seconda lingua dovesse ritardare un pochino il tutto, direi che il gioco vale la candela!
Che consigli e suggerimenti ti senti di dare a chi ha rinunciato, a chi ha timore, a chi non è convinto fino in fondo?
Capisco che a volte questo percorso può essere scoraggiante, soprattutto se i risultati tardano ad arrivare, o se non si ha l’appoggio dei famigliari, ma non abbandonate! I frutti arriveranno e saranno superiori alle aspettative ve lo assicuro. Questo è uno dei regali più belli che potete fare ai vostri figli. Se avete bisogno di un appoggio morale o linguistico, cercatelo in gruppi di genitori che seguono il vostro stesso percorso, lo potete fare su internet, o frequentando dei gruppi di gioco, per me questo è stato fondamentale per trovare il coraggio di continuare, per non sentirmi l’unica pazza al mondo che parla alla figlia in una lingua straniera e per trovare risposta a miei dubbi e perplessità sul tema.
Da quando abbiamo intrapreso questo cammino, anche il mio inglese è migliorato, in Gaia ho trovato la motivazione che la scuola non era mai riuscita a darmi. Seguendo con lei, impegnandomi con lei, vivendo l’inglese nel nostro quotidiano, ho imparato tante cose nuove, la seconda lingua è entrata nella nostra quotidianità e con lei riesco a parlare in modo naturale quasi istintivo, spesso lo faccio senza nemmeno accorgermene.
Gaia vive questo con estrema naturalezza, per lei non è faticoso, non le serve un impegno in più per farlo, per lei guardare i cartoni in inglese o in italiano è uguale, usare una frase in italiano o in inglese è uguale, lo fa spontaneamente. Quindi se iniziate quando i vostri bimbi sono molto piccoli, non pensate di appesantirli o di dare un carico in più alla loro vita.
Gaia si diverte tantissimo a partecipare ai Playgroup, per lei è un gioco, un momento di svago è esattamente come se la portassi in ludoteca o ai giardini, non fa nessuna differenza. Questo è fondamentale perché a mio avviso per la buona riuscita del progetto, il tutto deve essere vissuto con piacere e non come un compito.
Quindi genitori, divertitevi con loro, vivete l’esperienza semplicemente come del tempo che state passando con i vostri bambini, poi in che lingua si parla non è importante.
Un ringraziamento speciale alla nostra bravissima teacher Roberta, è anche grazie a lei se siamo arrivati fin qui. Ci ha dato tanto coraggio e supporto sia linguistico che emotivo!
Contattami se vuoi avvicinare la tua famiglia ad un percorso di Bilinguismo in Famiglia!
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